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IL FIGLIO DELL’ALTRA: SCOPRIRE UN’ALTRA PARTE DI SÉ

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In questo periodo mi è capitato di leggere le prime notizie sulla nuova edizione del TFF (Torino Film Festival), sui vari social network.
Non so per quale arcano motivo, ma ho ripensato a una pellicola vista proprio al Festival qualche anno fa: Il figlio dell’altra, un film di Lorraine Lévy.

Trama
Joseph Silberg vive a Tel Aviv mentre Yacine Al Bezaaz vive in Palestina nei territori occupati della Cisgiordania.
Joseph, in seguito a esami per il servizio di leva, scopre di non essere il figlio biologico dei propri genitori, e di essere stato scambiato in culla proprio con Yacine. Questa scoperta porterà nella vita delle due famiglie dei risvolti profondi e inaspettati, e un’altra possibile chiave di lettura per il loro futuro.

 

Si parte da una privata, intima storia per parlare di un argomento spinoso e non privato com’è la questione palestinese.
E nel trattare il conflitto mediorientale, il film offre la possibilità di parlare anche del delicato tema dell’identità.

Identità e differenze: scoprire un’altra parte di sé

Credo che la questione dell’identità, con tutto il carico emotivo e psicologico che ne deriva, sia pregnante nel film della Lévy.

Basta un luogo, un cognome, il DNA per definire una persona?
Si può andare oltre e contro quello che la madre di Joseph (un’intensa Emmanuelle Devos) chiama “destino”?
E ancora: può il destino di un essere umano venir così condizionato da dove si nasce?

La Storia ci ha insegnato che difficilmente si sfugge a certe “leggi” ma la regista, con un tocco delicato, sembra voler indicare una strada alternativa.
Le due famiglie si incontrano, si scontrano ma cercano anche di creare un’intesa, una sorta di compromesso, pur con difficoltà e diffidenze reciproche mai sopite del tutto.
L’intrigante parallelismo con Isacco e Ismaele, entrambi figli di Abramo, ricorda allo spettatore l’affinità dei due popoli.

Joseph e Yacine sono i due volti della possibilità di un dialogo tra le parti in conflitto.

Quali sono i legami che uniscono e determinano una famiglia?

I legami che uniscono, i veri legami non sono soltanto quelli di sangue, o possono non esserlo.
La famiglia non è solo un legame di parentela. Si può essere padri o figli pur non avendo lo stesso DNA, come alcuni momenti del film suggeriscono.

Forse sarà un caso, o forse no, ma ultimamente capita sempre più spesso di vedere pellicole che trattano questo tema: un caso è l’ultimo film premiato a Cannes, Un affare di famiglia di Hirokazu Kore’eda.
Chissà che non sia sintomatico del potente bisogno di essere parte di qualcosa e di essere amati.
E ci si può sentir pure parte di una famiglia senza avere vincoli particolari.

Entrambe le famiglie protagoniste del film tenteranno di accogliere parte dell’altra.
Le madri e i due ragazzi apriranno la strada e saranno di esempio, mentre i padri (e soprattutto il fratello di Yacine, Bilal) saranno meno propensi al dialogo.

Tuttavia, il finale porterà incognite e timori, che è poi quello che succede nella vita reale.

Fonti:

https://www.linkiesta.it/it/article/2018/03/31/israele-palestina-la-pace-impossibile-di-una-guerra-ormai-inutile/37634/

Clip movie dal film di Lorraine Lévy Le fils de l’Autre (2012)

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