Viva la vida recensione
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VIVA LA VIDA: RECENSIONE

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Con Viva la vida ti porto una recensione diversa dalle altre, un esame su un’opera singolare e creativa sulla vita della pittrice Frida Khalo, icona a livello mondiale.

La vita della Khalo fu un turbinìo di emozioni, arte, sentimenti, passioni, politica; il docu-film è un mix di fumetto, documentario, parti di interviste: qualcosa di piuttosto straordinario.

Prodotto da Nexo Digital, in collaborazione con Sky Arte, e Ballandi Arts, il documentario diretto da Giovanni Troilo presenta l’artista in varie fasi della sua esistenza.

Oltre a mostrare i luoghi più conosciuti (la Casa Azul, per citarne uno), Viva la vida ti porta a esplorare anche i lati più “scomodi” e intimi della pittrice.

Attraverso lettere, oggetti personali, fotografie, busti, vestiti, radiografie, si svela la sua vera anima.

Presentato in anteprima mondiale al TFF (Torino Film Festival), rivela le due anime di Frida: quella tormentata dal dolore e l’artista, forte e libera.

“Venerata come una santa, amata come donna”, Frida fu la protagonista assoluta del suo passaggio in questo mondo.

Il documentario ti racconta il tutto quasi buttandoti in un vortice di quadri, agonia, testimonianze, immagini dell’incidente, fotografie, passione.

Il tutto è reso tramite fumetti, inchieste, documenti d’epoca, dipinti: una visione che potrebbe sembrare poco lineare ma che compone un grande e coerente quadro di quello che fu Frida Khalo.

Trama de Viva la vida

Tracciare una trama di Viva la vida è una bella sfida: solitamente un documentario ha sempre una struttura definita.

Nei documentari non trovi gli attori professionisti ma persone comuni, non trovi uno script romanzato ma puri resoconti di vita vissuta.

In questo caso, possiamo però assistere a un reale esempio di vita e arte che s’intrecciano, perché la vita di Frida è stata “un’opera d’arte”.

Un’esistenza che è stata un tormento, da un certo punto e fino alla morte. Ma anche un’esistenza che è stata “vita” in tutta la sua potenza, bellezza e intensità.

Frida Khalo nacque nel 1907 a Coyoacán, una circoscrizione di Città del Messico.

Affetta da spina bifida, Frida presentò abbastanza presto un’indole forte e ribelle, un tratto che la contraddistinguerà per tutta la vita.

All’età di diciotto anni fu vittima di un terribile incidente stradale che la portò a subire moltissime operazioni chirurgiche e dolori post traumatici che l’accompagneranno fino alla morte.

Il riposo forzato la spinse a leggere molto e a sperimentarsi come pittrice; il primo quadro fu un autoritratto, spinta motrice per iniziare a lavorare sulla propria immagine.

Grazie a uno specchio montato sul soffitto del letto a baldacchino, la Khalo iniziò a ritrarsi e decise che la pittura sarebbe stata il motore della sua vita.

Spinta a farne un lavoro per aiutare la sua famiglia, Frida decise di sottoporre i suoi lavori a Diego Rivera, un pittore già affermato e un bel po’ più grande di lei.

Si innamorò, ricambiata, e lo sposò, nonostante sapesse che Rivera era piuttosto incline al tradimento.

Rimase incinta ma dovette abortire perché il suo corpo non poteva sostenere una gravidanza; Frida si portò questo dolore con sé tutta la vita.

Più volte tradita dal marito, ebbe diversi amanti (sia uomini che donne), tra cui il politico Lev Trotsky, il poeta André Breton, la fotografa Tina Modotti.

Nel 1953, le venne amputata una gamba andata in cancrena a causa di un’infezione e l’anno seguente morì per un’embolia polmonare, all’età di 47 anni.

Il regista del film Viva la vida

Giovanni Troilo, regista di questo bel docu-film, nasce come direttore della fotografia.

Pugliese, nato a Putignano una quarantina di anni fa, ha al suo attivo altri tre documentari:

  • William Kentridge, Triumphs and Laments
  • Coeurope
  • Le Ninfee di Monet – Un incantesimo di acqua e luce

Troilo lavora anche per la pubblicità e l’editoria, oltre che per la televisione e il cinema.

Giovanissimo, inizia a interessarsi di fotografia e a oggi può contare moltissime collaborazioni con riviste importanti.

Nel 2011 dirige il suo primo film, Fan Pio, e pubblica il suo primo libro fotografico Apulien, premiato agli International Photography Awards l’anno successivo.

Ha diretto spot per la pubblicità, cortometraggi e documentari su alcuni fotografi italiani.

Direttore della fotografia per il film Il primo incarico nel 2010 (in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia), si è occupato anche di documentari per la RAI, La7, History Channel e Sky Arte.

Per il documentario Viva la vida, il regista si è affidato al progetto della Nexo Digital e ha fatto ricerche accurate in Messico per dare il maggior realismo possibile alla storia della pittrice.

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Frida. Viva la vida – trailer

Viva la vida: la mia recensione

“Spesso il dolore è necessario per generare bellezza”: la vita di Frida è stata attraversata dal dolore: dolore del corpo, del cuore e dell’anima.

Nel documentario questa sofferenza si percepisce tutta, attraverso un buon uso del montaggio e la scelta di mostrare la pittrice nei suoi momenti d’intimità.

Come scrivevo nella parte introduttiva, un punto di forza del documentario è il mostrare momenti della vita privata e oggetti personali appartenuti all’artista messicana.

Oltre a questo, le interviste danno un gran valore aggiunto al lavoro di ricostruzione della sua esistenza:

  • Hilda Trujillo Soto, direttrice del museo Museo Frida Kahlo
  • Cristina Kahlo, pronipote di Guillermo Kahlo e di Frida Kahlo, artista e fotografa
  • James Oles, docente di arte presso il Wellesley College

Una voce narrante (l’attrice Asia Argento) accompagna alcuni momenti del film per raccontare meglio l’artista.

Ciò che però fa da filo conduttore è l’arte di Frida, le sue opere.

Frida Khalo è stata forse l’unica artista ad aver creato un’indimenticabile autobiografia per immagini.

I suoi quadri sono il simbolo di una vita fuori dal comune: per molte persone, passare una vita come la sua sarebbe stato forse peggio che morire.

Lei ha attraversato l’Inferno ed è diventata il mito che è oggi, un’icona per tutti quelli che la amano.

Il suo nome è stata una predestinazione: era libertà, dolore fisico e mentale, amore, tormento, viscere, sangue e fiori

Frida Khalo fu rivoluzionaria perché condusse la sua vita in totale libertà.

Visse come voleva vivere, ebbe la forza e il coraggio di essere tutto ciò che desiderava essere.

Immagine di copertina: https://www.pexels.com/

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